Uno degli album sicuramente più attesi del 2021 è IRA il nuovo disco di Iosonouncane, uscito il 14 maggio a sei anni di distanza dall’ultimo capolavoro Die. Un ascolto molto complesso, un capolavoro di quasi due ore di musica sperimentale, 17 tracce, ognuna delle quali dura all’incirca 10 min:

  • Hiver
  • Ashes
  • Foule
  • Ojos
  • Jabal
  • Nuit
  • Prison
  • Horizon
  • Priel
  • Prière
  • Niran
  • Soldiers
  • Fleuvre
  • Sangre
  • Pétrole
  • Hajar
  • Cri

Un disco che si distacca completamente dallo stile dei lavori precedenti che seppur diversi tra loro, presentavano caratteristiche comuni come l’influenza del cantautorato italiano e l’importanza data ai testi. Non è cantato in italiano, ma in un linguaggio che a tratti risulta incomprensibile, una sorta di esperanto nato dalla fusione di parole inglesi, francesi, arabe, spagnole e tedesche che è strumento tra gli strumenti.

Un disco “altro”, di cui si percepisce immediatamente la grandezza pur non essendo ancora del tutto pronti a comprenderla, una scelta linguistica che si oppone alla semplificazione estrema di tutto, all’omologazione a cui siamo abituati. Una commistione di stili, rock, jazz, noise, elettronica e musica popolare. Si abbandona l’idea di un’unica voce solista per fare spazio ad un progetto corale, alla band che lo ha accompagnato nel tour del disco precedente La Macarena su Roma, si aggiungono infatti due musiciste con determinate caratteristiche vocali.

Un lavoro durato anni,le cui prime bozze risalgono al 2016

La preproduzione è stata fatta in toscana a La Tana del Bianconiglio Recording Studio nel 2018, ne escono 15 provini su cui Jacopo ha poi lavorato tutto l’anno successivo nel suo studio domestico e al Vacuum Studio nelle campagne bolognesi insieme al produttore Bruno Germano, dove Jacopo aveva già registrato DIE nel 2015 e l’EP Split nel 2016 in collaborazione con i Verdena, una delle sue band italiane preferite. Nel 2019 si dedica alla scrittura per i quali egli stesso afferma in alcune interviste di aver preso appunti per molti anni e da settembre a dicembre dello stesso anno registra le voci. Un capolavoro la cui uscita prevista per il 2020, è stata rimandata a causa del Covid.

L’ esposizione mediatica di Incani è sempre stata bassissima, i grandi network radiofonici non hanno mai passato la sua musica e non è mai apparso in televisione. Nonostante ciò, il suo pubblico è cresciuto esponenzialmente tanto da vendere in pochi giorni più di 7 mila biglietti del tour teatrale previsto per il 2021 e rimandato poi al 2022 causa pandemia.

Ma conosciamo meglio Iosonouncane

Jacopo Incani, nome d’arte Iosonouncane è un cantautore, compositore e produttore discografico nato a Buggerru in Sardegna nel 1983. Cresce ascoltando i più celebri cantautori italiani, da Fabrizio De André a Lucio Battisti, da Lucio Dalla a Francesco De Gregori per poi aprirsi a alla psichedelia, al folk psichedelico all’elettronica,i Residents,i Can, Frank Zappa. Il risultato è un mix di influenze che sono senza dubbio presenti nelle sue opere ma che si confondono nelle sonorità originali che crea.

La sua carriera artistica inizia nel 2000 con la band Adharma con cui pubblica un Ep nel 2005 Risvegli e un Album Mano ai pulsanti un concept album di rock alternativo sugli effetti della tv sulla popolazione che però verrà pubblicato nel 2012, 4 anni dopo lo scioglimento.

Il suo progetto Iosonouncane nasce invece nel 2008 quando, inizia ad utilizzare campionatori e loop station. ll nome è ispirato al brano “io sono uno” di Luigi Tenco e al suo cognome. In quel periodo lavorava in un call center, sperimentando in prima persona di cosa significa essere pieno di potenziale e sprecarlo in un lavoro umile e umiliante. Questo lo spinse a licenziarsi e provare a seguire la sua passione.

Esordio – La Macarena su Roma

Nel 2010 Iosonouncane esordisce con l’album La Macarena su Roma, rappresentazione dell’Italia contemporanea, una “marcia su Roma” fatta da uomini cresciuti da tv private, slogan pubblicitari, cori da stadio, tormentoni estivi, balli di gruppo. Un concept album di 12 tracce che descrive il peggio dell’Italia. Testi forti, sarcasmo e cinismo, storie di malattia social raccontate senza filtri, su cambi continui di registri, condite da delay ed echi che contribuiscono a creare un’atmosfera surreale e onirica. Registrato, mixato e prodotto al Vacuum Studio di Bruno Germano.

Lunga pausa e secondo disco – DIE

Al primo disco segue un lungo periodo di silenzio, in un’intervista il musicista annuncia che nel 2014 sarà in studio per la registrazione del nuovo disco. Nel 2015 esce DIE, secondo lavoro di Jacopo Incani, un disco musicalmente più evoluto e meno politico, o almeno politico in maniera meno sfacciata. Un lavoro ricco di contrasti evidenti già nel titolo DIE che può avere un duplice significato a seconda che si legga in sardo, DIE: “giorno” simbolo di rinascita o in inglese: morte. Il tema centrale, ruota intorno alla relazione tra un uomo partito in mare con la paura di morire e una donna che lo attende con la paura di non rivederlo mai più. Sei brani di una durata che va dai 4 ai 10 minuti, un miscuglio di suoni dato dalla partecipazione di numerosi musicisti chiamati a collaborare e dalla particolarità degli strumenti utilizzati (flicorno baritono, chitarra sarda, sax baritono, tromba, trombone, canto sardo).